THE WALL
- Dettagli
- Categoria: Archivio cronologico articoli
- Data pubblicazione
- Visite: 265
ANOTHER BRICK “DOWN” OF THE WALL
Mentre guardavo lo spettacolo di questa sera, mi chiedevo quali categorie potevo utilizzare per giudicarlo; il dottor Colopi aveva provato a sipario chiuso a fornire la chiave per approcciare correttamente il lavoro che ci apprestavamo a guardare, aveva parlato di percorso, di ricerca...di parto, insomma era rimasto nel vago lasciandoci volutamente liberi di guardare la sua “creatura” senza eccessivi vincoli e pregiudizi. Come sempre succede nei momenti critici (sic) nella mia mente si sono accavallati decine di spettacolini di fine anno, più o meno pretenziosi, con allievi di tutte le età (ho tre figli) infagottati in abitini inverosimili e maestre nell'angolo a destra, spalle al pubblico, che provano a suggerire ai più riottosi la parolina giusta per convincerli a proseguire la messinscena, a questo punto devo confessare un mio sogno segreto... ho sempre sperato che uno dei bambini si ribellasse; che qualcuno improvvisamente si mettesse a blaterare qualcosa alla Ionesco o prorompesse in gesti inconsulti, salti, piroette insomma che qualcuno cercasse di spezzare quel “muro” di convenzioni, canzoncine, buone maniere che le pazienti maestrine si erano prodigate a costruire con pervicace pazienza, ho sempre guardato quei palcoscenici cercando di scorgere uno sguardo, un lampo, una volontà di strapparsi di dosso quelle camice di forza così ostinatamente cucite. Il mio sogno non si è mai avverato, nemmeno in parte, ho assistito a tante esibizioni a volte tenui e commuoventi a volte tristi e imbarazzanti, ma mai il minimo tentativo di scrostare anche solo un calcinaccio di quel muro eretto per ottundere, tacitare, impedire che la fantasia si muova, concepisca mondi possibili, guardi lontani orizzonti, sogni...forse mi sono perso...ah si dicevo dello spettacolo, tanti tanti anni fa partii in autostop per Milano, c'era la prima di “The Wall” dei Pink Floyd, mi ritrovai in fila sotto la pioggia per entrare nella sala cinematografica, riuscii a guadagnarmi un posto sui gradini, sento ancora i brividi che mi scossero quando sul grande schermo la polizia sfonda la porta dietro la quale è asserragliato Pink, e parte la musica, la musica, la musica, l'urlo della platea, non mi sforzo di trovare le parole...due ore fa i ragazzi di Giorgio (li chiamerò così) sono entrati urlando tra gli spettatori... una volta dicevamo “ho avuto un flash”, si sono abbattute le barriere spazio-temporali...ero a Milano, urlavo tra la folla...
Non so se lo spettacolo è stato bello, forse no, forse avrebbe riscosso maggior successo recitare qualche stanca litania, ma che bello, che bello, che bello che mio figlio (c'era anche lui) abbia potuto fare un percorso dentro di se, dentro quelle emozioni, quelle musiche “insieme” a tanti ragazzi e ragazze come lui ai quali è stato consentito di urlare la loro voglia di abbattere i muri intorno a loro, intorno a noi, tutti insieme, senza tronisti, prime donne, falsi miti...grazie ragazzi per avermi fatto riprovare quell'emozione relegate in qualche cassetto della memoria, quella voglia di lottare e abbattere muri di protervia, ottusità, arroganza, no non voglio essere sul palco, non è più il mio momento, è il vostro...ma se serve un a mano, chiamatemi, ci sono, ci siamo
HEY TEACHER! LEAVE THEM KIDS ALONE
PS. Grazie Giorgio, grazie Caterina, GRAZIE RAGAZZI
Emanuele Corciulo
Connettiti